CHELSEA WOLFE: PAIN IS BEAUTY, ALBUM INDIE-ROCK DEL 2013

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Un paio di mesi fa, sulla mia pagina di Facebook, ho condiviso un video di Chelsea Wolfe (songwriter americana che spazia tra il folk e l’indie-rock, giunta al quarto album dal 2010 a ora) tratto dal suo ultimo lavoro “Pain is Beauty” (2013). La canzone in questione è intitolata “They’ll Clap When You’re Gone” e ho commentato il video più o meno così: “Se non vi convinco neanche con questa canzone che Chelsea Wolfe è l'artista dell'anno, che altro potrei fare? ”
Forse non sarò riuscito a convincere molte persone in quell’occasione (De gustibus non dispuntandum est), ma adesso ci riprovo. Nonostante le numerose uscite discografiche che si sono succedute da allora e firmate da molti altri artisti e band dello stesso ambito musicale, dopo molteplici e ripetuti ascolti dell’intero album dalla prima all’ultima traccia senza mai ricorrere al tasto “skip”, sono ancora più convinto della mia asserzione: “Pain is Beauty” è il mio album indie-rock dell’anno per il 2013 e Chelsea Wolfe è l’artista dell’anno.

Quelli che mi conoscono personalmente sanno che spesso mi lascio prendere dall’entusiasmo dei primi ascolti, dall’effetto sorpresa, dall’eccitazione di scoprire un nuovo artista (confesso di avere conosciuto Chelsea Wolfe solo con questo album e grazie all’ottima intervista di Elena Raugei sulle pagine de “Il Mucchio Selvaggio”) e purtroppo talvolta mi accade anche di raffreddarmi nel giro di poco tempo: un disco che durante i primi ascolti avevo ritenuto “fondamentale per la sopravvivenza della specie umana”, finisce poi, nel giro di poco tempo, perso tra gli scaffali della mia collezione di dischi. Per questa ragione, ho aspettato un po’ di tempo prima di dedicare un post a Chelsea, volendo essere sicuro al cento per cento di non prendere un abbaglio dopo essermi così esposto.

La cosa che rende speciale questo album e che mi ha colpito a tal punto da candidarlo a disco dell’anno nella mia opinabilissima classifica personale (che intendo stilare prossimamente, all’inizio del 2014 per non lasciare niente al caso) è la personalità di Chelsea, l’intensità del suo cantato e ovviamente la bellezza compositiva delle canzoni, arrangiate con originalità, così sospese tra elettronica, strumenti acustici ed elettrici. Il primo schiaffo a livello emotivo arriva fin dalla traccia numero  1 in scaletta, “Feral Love”, una gothic-ballad spettrale e ossessiva che ti martella e ti sconvolge fino alle viscere. La tensione non cala con “We Hit A Wall”, anzi se possibile cresce ancora: il violino e la viola che si sentono a metà brano sono solo dei falsi squarci di luce. Con “House Of Metal” abbiamo il tempo per rallentare il passo, guardarci intorno e capire dove siamo finiti, in quale dimensione: “There’s an ocean inside your chest/ We’ve been sleeping inside your hand”.

Potrei continuare così, brano dopo brano, ma perché togliervi il gusto della sorpresa nello scoprire dove vi porterà questa grande artista dagli occhi di ghiaccio?

http://www.chelseawolfe.net/

 



About the author

SimoneMoretti

Graduated in Political Science at the University "Cesare Alfieri" of Florence, I worked with Deluxe Digital Studios for over 12 years. I worked in various capacities in the Translation Scheduling Coordination Department, starting as Scheduling Coordinator and rising through the department to Assistant Supervisor. Currently a freelance translator specialized in…

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