Matthew Modine: Cosa ho imparato da Stanley Kubrick

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Questa storia, scritta da Matthew Modine, è apparsa per la prima volta sul numero 13 di The Loop Magazine.

Cos'è un regista? È solo la persona che urla "Azione!" sul set? O è colui o colei che controlla ogni dettaglio artistico, visivo e drammatico di un film? Oppure, il regista segue semplicemente una sceneggiatura, un set di regole, gestendo gli attori e la crew? Sono semplicemente persone che "filmano una scaletta" così da far rientrare il film nel budget? La risposta è: dipende dal regista.

Ho avuto il piacere di lavorare con dei registi fantastici. Recentemente, con Christopher Nolan, e durante gli anni con John Schlesinger, Jonathan Demme, Alan Parker, Abel Ferrara, Oliver Stone, Alan J. Pakula, Robert Altman, e Stanley Kubrick, solo per citarne alcuni. Mi viene spesso chiesto cosa abbiano in comune questi filmmaker. Se fossi costretto ad usare una parola per rispondere a questa domanda, direi "il rischio". I migliori registi si espongono ad enormi rischi a causa della loro creatività.

Non sto di certo dicendo che salterebbero da un aereo senza paracadute. Ognuno di loro ha una chiara visione di quello che sta facendo, nella continua esplorazione dell'arte cinematografica. Ascoltano anche le idee degli attori e della crew. Anche se Kubrick direbbe "Un uomo scrive un romanzo. Un uomo scrive una sinfonia. Quindi è essenziale che un solo uomo realizzi un film", posso dirvi quanto apprezzasse la collaborazione degli altri. La lunga lista di ringraziamenti in ognuno dei suoi film è la prova che - anche se Kubrick fosse un regista con una visione singolare, ha sempre unito le forze con centinaia di artisti di talento e i tecnici necessari a concretizzare la sua visione. Il cinema è l'arte di un uomo nel collaborare con molti altri.

Didascalia: guardando un playback. Questa foto fu scattata dal produttore esecutivo Jan Harlan. Jan era il cognato di Stanley. Sulla destra c'è Manuel Harlan, figlio di Jan e nipote di Stanley. Beckton Gas Works. Tarda estate, 1985.

Nel 1985, durante le riprese di Full Metal Jacket, ho avuto modo di testimoniare e partecipare alle collaborazioni di Kubrick. Se avevi opinioni diverse dalle sue, non si comportava in modo testardo o rude. Stanley discuteva della cosa. Si parlava insieme, fino a raggiungere la soluzione migliore. Durante le riprese di Full Metal Jacket scrivevo dettagliatamente le mie esperienze su un diario. Durante i primi giorni mi sentivo perso, incerto su come interpretare al meglio il mio personaggio, il soldato Joker.

Ecco un estratto dal mio diario personale:

LOCATION: Beckton Gas Works

DATA: Ottobre 1985

SOGGETTO: Recitare ed Essere

Cammino in giro cercando di capire dove sono tutti. Vado all'ufficio di produzione temporaneo e mi viene detto che Stanley sta guardando le riprese giornaliere. Ritorno verso "Trailer-land" e decido di no. So bene quali saranno le conversazioni e preferisco non partecipare a quell'ammasso di stronzate negative.

Decido di esplorare le costruzioni che sono esplose. Beckon è un immenso posto fantasma. È raggelante. Vado via dalle costruzioni e mi incammino in un campo con l'erba che mi arriva alla cintura. Cerco di pensare a Joker. Cerco di immaginarmi al suo posto. Vedo Stanley che guida in una jeep dell'esercito. Penso a nascondermi nell'erba alta, ma è troppo tardi, mi ha visto e sta guidando verso di me.

KUBRICK: Che stai facendo?

MODINE: Cammino in giro, pensavo.

Non so perché, ma di colpo mi commuovo. Faccio del mio meglio per non mostrarglielo.

KUBRICK: Pensando a cosa?

MODINE: Non lo so. Mi sento... non lo so, è stupido.

KUBRICK: Cosa?

MODINE: Mi sento come se non sapessi cosa sto facendo. Non so come interpretare Joker.

Stanley spegne la jeep. Guarda a terra. Si accarezza la barba. Pensa per un momento, per poi dire...

KUBRICK: Non voglio che reciti. Voglio che tu sia te stesso.

C'è una pausa imbarazzante. Non so cosa rispondere. Come si fa a recitare sé stessi?

KUBRICK: Vuoi un passaggio?

MODINE: No. Camminerò.

Stanley va via, nel mentre penso a quello che mi ha detto. La parte importante è la sua scelta lessicale, come abbia interpretato la mia situazione. C'è una differenza tremenda tra "recitare" ed "essere".

Recitare ed essere. Non credo che Kubrick avesse scelto la parola "essere" a caso. Dopo tutto, "essere" ed esistere in un "mondo di merda" sono i temi principali di Full Metal Jacket. Il filosofo William James aveva discusso di 2001: Odissea nello Spazio. Di come l'universo fosse principalmente un posto silenzioso e vasto di nulla, e di come non saremmo mai stati in grado di comprendere da tutto quell'incommensurabile non-essere il nostro essere. Quindi, perché "recitare" un ruolo? Sii te stesso il personaggio. Ricerca tutte le notizie possibili e capisci le battute. Sii te stesso il soldato Joker.

John Keats ha scritto, "La bellezza è verità, la verità è bellezza." Credo che Keats volesse dire che, in un mondo pieno di bugie e bugiardi, è l'artista colui che si fa carico di trovare - nelle sue creazioni - la verità. In un universo così incomprensibilmente grande e in un mondo pieno di banalità e ricerche vane, è il narratore colui che può darci una prospettiva, una luce nel vasto, inconcepibile, pauroso buio. Sono lo scultore, il ballerino, il narratore, il commediografo, lo sceneggiatore, il regista, sono loro le persone che si impegnano a dare senso alle cose, costruendo nuovi modi per vedere, pensare, vivere, guidando l'umanità verso un posto più umano e pacifico. Quello che gli artisti condividono è la paura di sprecare le proprie vite non assumendosi dei rischi. Aver sprecato i propri giorni senza lanciarsi nel vuoto.

Matthew Modine sta per dirigere il suo secondo lungometraggio, The Rocking Horsemen. Il suo ultimo corto Jesus Was a Commie può essere acquistato su iTunes come parte di una collezione che comprende tutti i suoi corti. Puoi visitare Film Annex per vedere gratis i suoi corti. Il suo libro Full Metal Jacket Diary, è adesso una app interattiva per iPad, disponibile sull'iTunes Store.


 (Traduzione dall'inglese a cura di Nadea Translations)



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We hope (and work hard!) to bring more and more italian people to Film Annex.

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