Libertà, Giovanni Verga

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Libertà è una novella che prende spunto da un fatto realmente avvenuto durante l'epopea garibaldina. A Bronte, un paese della Sicilia, i contadini e la gente povera avevano organizzato una rivolta contro i nobili. Ci sono tre parti, sabato il giorno della carneficina, lunedì arriva il generale a reprimere la rivolta, successivamente il processo che dura tre anni. C'è il discorso diretto libero e riferimenti alla natura. Ci sono delle parti legate al narratore Anonimo e legate al discorso indiretto libero.

"Non mi ammazzate, ché sono in peccato mortale! — La gnà Lucia, il peccato mortale; la gnà Lucia che il padre gli aveva venduta a 14 anni, l’inverno della fame, e rimpieva la Ruota e le strade di monelli affamati. Se quella carne di cane fosse valsa a qualche cosa, ora avrebbero potuto satollarsi, mentre la sbrandellavano sugli usci delle case e sui ciottoli della strada a colpi di scure."

Prete che muore con l'ostia in bocca, il suo peccato è quello di aver comprato una bambina di 14 anni, se la teneva in casa e lui aveva avuto tanti figli con la bambina.

Ricco epulone, mangione, faceva banchetti. Vangelo: un povero chiede al ricco di mangiare i suoi avanzi, ed il ricco epulone gli diceva di no.

(I VINTI in questo caso sono i ricchi) E' Giusta la rivoluzione? Che un popolo oppresso a questa maniera possa fare una rivoluzione così violenta?

La domenica è piena di discorsi indiretti liberi e discorsi diretti, hanno fatto una carneficina il sabato e la domenica si lamentano che manca il prete, non hanno capito la gravità dei peccati, credevano fosse più grave mancare alla messa che uccidere. Bisticciano tra di loro, mancano i mezzi per quella che oggi chiamiamo AUTOGESTIONE. Se tutti abbiamo le stesse risorse non è detto che tutti le utilizziamo allo stesso modo.

Lunedì arriva il generale.

Martedì fanno delle stragi sommarie.



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