Rosenstraße: ridateci i nostri mariti

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Il monumento di Rosenstraße si trova in una piccola strada, piuttosto defilata, che è raggiungibile a piedi partendo da Alexander Platz. Ci si lascia alle spalle gli edifici grigi di una delle piazze più importanti di Berlino Est, si attraversa l’altrettanto spartana piazza della Fernseh Turm, dando un’occhiata alla Fontana del Nettuno, sempre gremita da turisti intenti a scattarsi foto a cavalcioni sul povero delfino di turno, e si attraversa uno stradone affiancato da numerosi negozi e catene commerciali per turisti: ed eccola lì, una stradina laterale senza nulla di particolare che attiri l’attenzione del visitatore, se non il nome stesso della via.

Chi ha visto il film di Margarethe von Trotta o ha sentito parlare dei fatti accaduti in questa strada, non può fare a meno di dare un’occhiata: ed è così che ci si addentra in un percorso poco battuto dal turista medio, abbandonando per cinque minuti la confusione delle attrazioni principali di Berlino.
Il monumento in sé, realizzato dalla scultrice Ingeborg Hunzinger, è piuttosto semplice: poco più alto di un uomo, di un tenue colore rosato, mostra visibilmente i segni del passare del tempo. Quando ci siamo andati noi, gli unici segni che testimoniavano il passaggio di qualche sparuto visitatore erano un paio di mazzi di fiori, ormai appassiti, deposti sulla base: per il resto, abbiamo potuto soffermarci davanti alla struttura per dieci minuti buoni, senza che arrivasse nessun altro.

Il monumento si intitola Block der Frauen (blocco delle donne) ed è stato eretto poco lontano dal luogo dove, nel 1943, si è tenuta una delle proteste non violente più celebri del periodo nazista. A causa dell'inasprimento delle leggi antisemite in seguito alla sconfitta tedesca nella Battaglia di Stalingrado, infatti, la Gestapo decide di imprigionare e deportare anche 1800 uomini ebrei sposati con donne non ebree che, grazie allo status "ariano" delle mogli, fino a quel momento erano stati esentati dalla deportazione.

Le mogli, riunitesi davanti all'edificio in cui i loro mariti sono tenuti prigionieri, non si perdono mai d'animo e continuano a protestare per giorni e giorni, cercando di ottenere la liberazione dei loro uomini al grido di "Gebt uns unsere Männer wieder" (ridateci i nostri mariti). Nemmeno Goebbels può ignorare la protesta continua, pacifica ma inesorabile, di quelle donne disperate. Il partito, sempre più indebolito nell'opinione pubblica a causa delle difficoltà militari, non può permettersi di compiere decisioni impopolari come arrestare queste donne, tedesche a tutti gli effetti, o di aprire il fuoco su di loro. Quale che sia il motivo, in ogni caso, dopo due settimane di protesta i cancelli della prigione si spalancano e gli uomini arrestati vengono liberati. Possono fare ritorno a casa, con le loro mogli.

Mogli, le loro, che diventano il simbolo di una resistenza senza precedenti. Una resistenza che non viene dall'esterno, da una potenza straniera, da un nemico annunciato, ma dal focolare di un'abitazione tedesca e della donna che vi abita e che non vuole altro se non poter continuare a vivere con il proprio uomo.

Un diritto che è stato tragicamente negato a milioni di altre donne, nello stesso periodo di tempo.

Eppure, grazie al coraggio di queste donne, di questo piccolo esempio di resistenza civile, per i 1800 prigionieri di Rosenstraße c'è un lieto fine. Proprio per questo mi sembrano più che appropriate le parole incise sul monumento:

Die Kraft des zivilen Ungehorsams
die Kraft der Liebe
bezwingen die Gewalt der Diktatur
(La forza della disobbedienza civile,
la forza dell'amore
vincono la violenza della dittatura)

a imperitura memoria di come un grande cambiamento possa partire dal piccolo mondo di ciascuno di noi.



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Irene-NadeaTranslations

We are an italian couple, Irene lives in Milan and Antonio in Naples. We are studying foreign languages and that's one of our greatest passions, along with cats and ethnic food. We hope (and work hard!) to bring more and more italian people to Film Annex.

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